Si avvicina il mese di giugno, momento dell’anno che non segna solo l’inizio dell’estate, ma anche una parentesi sempre molto importante per chi lotta per i diritti civili della comunità LGBT.
L’evento di riferimento a tal proposito è il Gay Pride (qui puoi consultare le date dei Gay Pride in Italia del 2023).
Questa manifestazione, nota sia per i contenuti, sia per l’impatto scenografico, ha alle spalle una storia molto lunga che non tutti conoscono. Scopriamone assieme i dettagli nelle prossime righe di questo articolo.
Quando è nato il Gay Pride in Italia?
Per raccontare la storia delle manifestazioni pubbliche della comunità LGBT in Italia, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo al 1972. In quell’anno, per la precisione il 5 aprile e nel contesto di Sanremo, ebbe luogo una protesta di piazza contro il Congresso Internazionale sulle Devianze Sessuali, un evento organizzato dal Centro Italiano di Sessuologia, associazione di ispirazione cattolica fondata nel 1959 da alcuni medici romani.
A quella manifestazione parteciparono pochissime persone – se si fa un confronto con oggi – tra cui Mario Mieli, attivista e scrittore morto suicida giovanissimo e considerato, in Italia, figura di riferimento per la comunità LGBT e per gli studi di genere.
Se si parla, invece, del primo evento legato ufficialmente al Gay Pride internazionale, bisogna andare al 1978. In quell’anno, infatti, venne organizzato il sesto congresso di Fuori!, associazione di ispirazione marxista che, negli anni ‘70, fu una delle prima realtà a battersi, dal basso, per i diritti degli omosessuali e per il contrasto alle violenze che li vedevano come vittime (gli episodi in questione erano purtroppo molto frequenti in quel decennio).
Un’altra svolta importante è il 1994, data del primo Gay Pride organizzato come lo conosciamo oggi. L’iniziativa, ai tempi, partì dai membri del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, associazione fondata 11 anni prima, e dall’Arcigay.
Tra gli organizzatori più attivi c’erano due volti oggi molto noti. Si tratta di Vladimir Luxuria, la prima persona transgender a essere eletta tra le fila dei parlamentari di uno Stato europeo, e di Immacolata Battaglia, detta Imma, attivista finita sulle pagine di tutti i giornali di gossip per il suo matrimonio con l’attrice Eva Grimaldi.
Dopo l’evento di Roma nel 1994, l’esperienza venne replicata negli anni successivi a Bologna – 1995 – e a Napoli, nel 1996. Il 1997 segnò l’inizio dei contrasti tra il Circolo Mario Mieli e l’Arcigay. La conseguenza? L’organizzazione di due parate diverse, una a Roma e la seconda a Venezia.
Nel 2000, con lo scopo di attaccare esplicitamente le gerarchie cattoliche riunite a Roma per il Giubileo, venne organizzato il World Pride, manifestazione che vide la partecipazione di artisti internazionali come Gloria Gaynor, icona LGBT tra le più amate, e l’ex Spice Girl Geri Halliwell.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni sono stati cruciali per la storia del Pride. Nel 2014, ha avuto inizio la formula dell’Onda Pride. Il meccanismo prevedeva l’organizzazione della parata in diverse città italiane, per la precisione 13 (tra i centri urbani in questione figuravano, tra i vari, Alghero, Roma, Milano, Bologna e Catania).
Nel 2019, l’Onda Pride arrivò in ben 41 città. L’anno successivo e nel 2021, l’evento venne annullato in tutta Italia per via delle norme anti Covid 19. Con la fine dell’emergenza sanitaria nel 2022, il Gay Pride ha ripreso il suo normale corso. L’Onda Pride, lo scorso anno, ha coinvolto 39 città del Paese. Tra queste è possibile ricordare ovviamente Roma e Milano, ma anche Sanremo, Cremona, Torino e Monza.
Concludiamo con un cenno alla bandiera arcobaleno, simbolo del Pride in Italia e non solo. La sua creazione risale al 1978 ed è opera dell’artista e attivista statunitense Gilbert Baker, venuto a mancare a New York nel 2017.