Emilia-Romagna prima regione in Italia per conoscenza dell’Inglese

L’Emilia-Romagna prima regione in Italia per quanto riguarda la conoscenza dell’inglese. Lo rivela la nona edizione dell’EF EPI, il rapporto internazionale sulla padronanza della lingua. La ricerca è firmata da EF Education First, società leader nel settore dei corsi di lingue all’estero e vacanze studio, ed è stata svolta su un campione di oltre 2.3 milioni di persone in 100 Paesi.

La regione conquista il primo gradino del podio, precedendo Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. Per quanto riguarda invece le città, Milano svetta, seguita da Torino, Bologna e Firenze. Si conferma in questo modo il divario di conoscenza dell’inglese tra nord e sud della penisola, anche se la forbice non mostra variazioni rispetto ai dati dello scorso rapporto. Come fanalino di coda della classifica troviamo Molise, Puglia e Basilicata, con Napoli che però guadagna +1,17 punti rispetto al 2018, superando la media di crescita complessiva delle altre città italiane.

 

Italia dietro Francia e Spagna

A livello globale l’Italia continua a perdere posizioni nella classifica UE e nel 2019 scivola al 36mo posto, dopo Francia e Spagna. Con i cugini d’oltralpe e gli iberici condividiamo il pesante ritardo rispetto a tutti gli altri stati membri, condizione che non si discosta di molto dagli ultimi rapporti dell’EF EPI. Eppure dei tre paesi citati solo la Francia nel complesso ha mostrato timidi miglioramenti, grazie anche a tutta una serie di riforme orientate ad incentivare lo studio della lingua. L’Italia, così come la Spagna, vive invece una condizione preoccupante per via degli elevati tassi di disoccupazione. Inutile sottolineare come potrebbe trarre grande giovamento da una maggiore conoscenza della lingua inglese, diffusione che potrebbe aprire nuovi canali di comunicazione ed economici con il resto dell’Europa.

 

Gli Under 30 italiani sopra la media mondiale

I giovani, mai come in questo caso, rappresentano il futuro. “L’inglese è la lingua globale del lavoro, della ricerca, della comunicazione” sottolinea a riguardo Natalia Anguas, AD EF Italia. “I ragazzi più giovani hanno infatti un inglese migliore, grazie agli investimenti fatti dal nostro sistema educativo per favorire insegnamento dell’inglese, scambi culturali ed esperienze di soggiorno studio all’estero”.

Grazie anche alle politiche di investimento effettuate nel corso degli ultimi decenni, alle possibilità offerte dalle vacanze studio e dall’Erasmus gli italiani con età compresa tra i 26 e i 30 anni mostrano un livello di conoscenza della lingua inglese superiore alla media mondiale, anche se di poco. Compensano di fatto il disastroso ultimo posto in classifica degli adulti sopra i quarant’anni e aprono a nuove possibilità di crescita socio-economiche in un futuro più o meno prossimo.

 

L’inglese nelle scuole

Il rapporto EF EPI è stato affiancato anche dall’EF EPI per le Scuole, volto ad analizzare le competenze linguistiche degli studenti delle scuole superiori e università in 43 Nazioni. Per quanto riguarda l’Italia si è lavorato sui dati della Rilevazione 2017 effettuata in collaborazione con il MIUR, ottenuti coinvolgendo oltre 30.000 studenti delle scuole secondarie del Paese. Cosa emerge dallo studio? Gli studenti residenti in città ed aree urbane hanno dimostrato una maggiore conoscenza dell’inglese rispetto ai coetanei delle scuole di provincia. Divario anche per quanto riguarda l’indirizzo scolastico: gli iscritti ai licei classico, scientifico, linguistico e pedagogico hanno dimostrato una padronanza della lingua decisamente superiore rispetto ai colleghi degli istituti tecnici e professionali.

 

Il resto del mondo

I livelli di conoscenza dell’inglese nell’UE sono tendenzialmente in costante crescita, con i paesi scandinavi a fare da traino e l’Olanda che si conferma primo paese del vecchio continente nella speciale classifica. Il divario di genere è praticamente azzerato: in Europa le donne hanno superato

gli uomini, con la forbice che però si è ridotta dai tre punti dello scorso anno a meno di un punto di quest’anno. L’Ungheria sposta la bilancia nella direzione opposta insieme a Danimarca e Romania. In Asia, invece, il livello è leggermente peggiorato rispetto al 2018, mentre la Cina prosegue nella diffusione della lingua passando da un livello di conoscenza basso a un livello di conoscenza medio. L’America Latina cambia marcia, con 12 dei 18 paesi esaminati che hanno mostrato crescite significative, anche se per Messico e Brasile (due tra i paesi più popolosi) si è registrato un lieve peggioramento. L’Africa ha andamenti discordanti per via del divario (economico e sociale) tra Paesi.