Si sono da poco spente le luci a Cannes, arrotolato il red carpet, resta la delusione dell’Italia, partita favorita, fuori dal palmares e il ricordo di una polemica solo all’apparenza effimera che ha fatto gridare alla dittatura del tacco 12 ed infuriare le dame della Croissette. Il dress code di Cannes quest’anno è diventato un caso. Pare che alla prima del film “Carol”, un gruppo di signore seppur elegantemente vestite non siano riuscite a calpestare il pregioso tappeto, perchè non indossavano eleganti calzature con tanto di tacco alto. Poco importa se calzavano sandali impreziositi da swarovski o ballerine di tendenza, resta il fatto che un rigido dress code, richiedeva il tacco alto perchè, nell’immaginario comune, l’eleganza sembra identificarsi nelle scarpe dal tacco alto.
Immediata la levata di scudi da parte delle star che indignate hanno protestato rivendicando il diritto di poter camminare sulla montèe de marches, indossando le scarpe che, alte o basse non conta, siano soltanto frutto della loro scelta. Polemica montata ad arte o giusta rivendicazione solo all’apparenza frivola?
In realtà parlare di piedi e di scarpe non è questione di poco conto. Già Freud l’aveva fatto intendere a proposito del valore feticistico e la connessione con la sfera sessuale tanto dei piedi, quanto delle scarpe che simbolicamente rappresentano, insieme al piede stesso che le calzano, i due organi genitali maschile e femminile.
Il simbolo della calzatura e il suo significato, da sempre fenomeno sociale e culturale insieme, già di per sé spiegherebbe perchè quel che è accaduto a Cannes è’ qualcosa di più di mero protocollo o stile. Da sempre e in ogni parte del mondo, la personalità e la condizione delle donne si misura anche dal tipo scarpa che indossa. E quindi poterle scegliere è’ prima di tutto indice di libertà.
Non sempre però le donne hanno potuto scegliere e attraverso l’imposizione delle calzature è’ passato anche il dominio maschile su loro. Basti pensare al culto cinese delle donne con i piedi piccoli, che per secoli ha costretto intere generazioni a fasciarsi le estremità inferiori, procurandosi dolori atroci. Un culto quello del piede piccolo nato dal desiderio dell’uomo di controllare e dominare la donna che così mutilata non si sarebbe allontanata di molto da casa. Un discorso che può sembrare distante dalla nostra cultura ma che invece non lo è. Quando sono state introdotte e sono diventate di moda in Europa le scarpe con i tacchi per le donne, gli uomini ragionavano con la medesima logica. Consentire l’uso delle scarpe con i tacchi era una strategia per impedire che andassero troppo in giro e, quindi, un metodo per prevenire eventuali tradimenti. In realtà da sempre dietro ai tacchi si cela un significato ambiguo.
Il feticcio della scarpa ha una storia antichissima. Le meretrici greche per essere più seducenti, avevano scritto sotto le suole delle calzature, la parola “seguimi”, cosi ogni loro passo si trasformava in un seducente invito per gli uomini.
Nei tempi del puritanesimo in Massachusetts la donna, vergine, sposata o vedova che seduceva o tradiva nell’ambito matrimoniale facendo uso di tacchi alti veniva per legge punita.
In altri tempi i tacchi sono stati simbolo di ricchezza e benessere. La scomodità, la difficoltà nel camminare, i dolori che ne conseguivano, inibivano l’uso dei tacchi alle donne che lavoravano ma non a quelle ricche e benestanti. E se nel quattrocento erano le prostitute veneziane ad indossare le scarpe con il tacco, poco più tardi i tacchi furono all’appannaggio soprattutto dell’elite aristocratiche.
Fu Caterina de’ Medici, piccola e minuta, che il giorno delle nozze con il Duca d’Orleans, stupì la Corte di Francia, con un tacco sette, battendo almeno in quella circostanza, la concorrenza dell’amante del duca, Diana de Poiter, più alta e affascinante di lei.
E se, alla Corte di Francia, per le donne rinascimentali diventò fashion la scarpa con tacco sette, è il tacco 12 ad esercitare invece oggi fascino e magnetismo per le donne moderne.
Un fascino e una attrazione perché, una volta indossate, le scarpe con i tacchi, conferiscono una postura dritta, un modo di incedere elegante e sinuoso. Le donne sanno bene che i tacchi alti allungano le gambe, esaltandone la muscolatura, le rende sensuali e femminili, e se correttamente portati, inducono ad un’andatura oscillante e seducente, che può persino dare un senso di “vulnerabilità” quando le fanno vaccillare, risultando cosi ancora più’ attraenti. Al tempo stesso il tacco alto da importanza, aumenta l’altezza e l’imponenza fisica, così da strumento di appeal per il piede si trasforma in un mezzo esprimere una personalità dominante ed indipendente, il massimo della femmimilita’ per una donna.
Un messaggio quello sulla personalità che può’ essere ancora di diversa lettura a secondo se proviene da una donna che indossa i tacchi oppure scarpe basse.
Indossare scarpe senza tacco o con tacco basso manda il messaggio che è metaforicamente espressione di una personalità di una donna con i piedi per terra, competente, pratica, forse dotata di una scarsa finezza ma affidabile e sicura.
La donna con i tacchi, esprime femminilità, seduzione, erotismo, aggressività e, nel contempo, bisogno di protezione.
Anche se non è consapevole dei messaggi differenti dati dalle varie altezze di tacco, certamente, a livello inconscio, ogni donna è spinta a scegliere gli stili di scarpa e di tacco che diventano parte integrante del suo modo di essere e di presentarsi al mondo.
Le mode sono sempre state utilizzate per comunicare e dichiarare la propria personalità e le scarpe fanno lo stesso. Ciò è tanto più vero per le donne che hanno il culto delle scarpe e che sanno perfettamente quale messaggio sono in grado di lanciare scegliendo uno stile piuttosto che un altro. Ecco perchè a Cannes non è’ stata semplicemente una questione di tacco.